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INCONTRI


Workshop sperimentali sulla musica delle Quattro Province
Da una parte l’Oltrepo pavese, su da Varzi per il solco dello Staffora; dall’altra è già Piacenza, Emilia, Bobbio con il suo San Colombano e il ponte che a balze valica l’ampio greto del fiume Trebbia. Ma d’intorno, ci sono le province di Alessandria e Genova. La gente di questa terra si è inventata un nome: Quattro Province. E un nome che, piuttosto che delimitare confini, li nega, tanto che nessuno saprebbe mai dire con precisione dove termina e dove inizia questo mondo di valli, creste e borghi, animato dagli stessi mestieri, dagli echi della stessa lingua, dai ritmi delle stesse danze e dai suoni della stessa musica: la musica delle Quattro Province. Fenomeno studiato dagli etnomusicologi, contiene riferimenti, richiami, testimonianze che rimandano indietro nel tempo, fino a perderne memoria nel mistero delle sue origini. I segreti di quest’arte strumentale e del suo straordinario repertorio si sono tramandati oralmente sino ai nostri giorni, grazie ai protagonisti del passato e a quelli dell’evoluzione musicale contemporanea, ma non hanno finora potuto avvalersi di quel tipo di intarsio proprio di altri generi, laddove le contaminazioni e la sperimentazione sul tessuto della traccia originale hanno finito con il coinvolgere artisti del rock, del pop, dell’elettronica, in nome di una modernità e di una fusione in molti casi più che felice.

Da queste riflessioni nasce l’idea di incontro tra grandi artisti di estrazioni diverse, lontane non solo per latitudini: l’appennino quindi diventa teatro, trampolino per la sintesi e la fusione tra elementi diversi, laddove il territorio, l’identità, le radici diventano protagoniste in una spirale virtuosa di interesse geografico unico. In tale prospettiva il senso dell’incontro, della traslazione dei linguaggi e dell’impollinazione tra i suoni può essere un bersaglio e una sfida, una soluzione per accreditare questa musica, i suoi tesori, i suoi insegnamenti, come un punto caldo di suoni e segnali la cui circolazione può essere una vera risorsa ai fini della rivitalizzazione del territorio.





GUESTS: Ayub Ogada (Kenya),  Guo Yue, Wu Fei (Cina); Joji Hirota (Giappone) , Yuval Avital (Israele), Ben Mandelson, Andrew Cronshaw  (Inghilterra), Nicola Parov (Ungheria),  Jean Luc Cappozzo (Francia), John Faulkner, Sandra Kerr, Desi Wilkinson (Irlanda),  Joe Legabwe (South Africa), Giuseppe Zacchetti, Patrizia Laquidara, Fulvio Maras, Aldo De Scalzi, Beppe Gambetta, Stefano Valla, Marco Domenichetti, Daniele Scurati, Umberto Petrin, Giovanni Amighetti, Guido Ponzini, Massimo Lemme, La Squadra, I Musetta, Edo Lattes, Silvia Migliorati, Mario Piavoli, Luca Vettori, Bruno Pianta, Beppe Greppi, Enzo Gentile, Marco Forni, Paola Zadra, Giuseppe Pinna, Giovanni Sarani (Italia)

SUONI DELL’ALTRO MONDO

La “musica popolare”, così priva com’è di scuole e di scritture, è arte plastica per eccellenza, simile all’acqua segue i suoi custodi per il mondo, si adatta, fecondandoli, a nuovi territori, nuove valli, nuove lingue. Spesso la musica, capitale mobile per eccellenza, era l’unico bagaglio che chi partiva o scappava poteva portare con sé; e portandola in dote consegnarla a altre culture. Questo “modo” unico della musica popolare trova espressione e paradigma nei progetti realizzati per il festval ‘Suoni dell’altro mondo”. La fedeltà alle proprie radici dei musicisti che vi hanno preso parte, pure profonda, non può  farsi vera patria, luogo abitabile per l’anima, se non attraverso il confronto e il discioglimento  nel e con il diverso, l’estraneo o il circostante.

“Popular music”, as it is devoid of schools and scriptures, is plastic art par excellence, similar to water, it follows its guardians around the world, adapts itself, fertilizing them, to new territories, new valleys, new languages. Often music, the mobile capital par excellence, was the only baggage that those who were leaving or escaping could take with them; and bringing it as a dowry to deliver it to other cultures. This unique “way” of popular music finds expression and paradigm in the projects created for the “Suoni dell’altro mondo” festival. The faithfulness to their roots of the musicians who took part in it, even if profound, cannot become a true homeland, a habitable place for the soul, if not through confrontation and dissolution in and with the different, the stranger or the surrounding.

GUESTSTerem Quartet (Russia). Guo Yue (Cina), Paco de Lucia (Spagna), Steve Hackett (Inghilterra), Richard Galliano (Francia), Buena Vista Social Club, Vieja Trova Santiaguera (Cuba), Al Di Meola (USA), Fabrizio De André, Pino Daniele (Italia), Youssou N’Dour (Senegal), Noa (Israel), Adel Salameh (Palestina) Tarika (Madagascar), The Chieftains,  Altan, Capercaillie (Irlanda), Maria Joao & Mario Laginha (Portogallo), Habib Koité & Bamada (Mali), Kocani Orkestar (Macedonia), The Kletzmatics (USA), Ando Droom (Ungheria) , Jan Garbarek (Norvegia),  Joao Bosco; Wanda Sa, Roberto Menescal, Marcos Valle (Brasile). Joe Zawinul, Tuck & Patti (USA), Mari Boine (Sami), Melina Kanà – Ross Daly & The Labyrinth (Grecia), Trilok Gurtu (India), Ayub Ogada (Kenya)…

FARE FESTIVAL

GUESTS: Maria Joao & Mario Laginha (Portogallo),Vinicio Capossela, Eugenio Finardi, Niccolò Fabi, Vinicio Capossela, Franco Battiato, Francesco De Gregori, Avion Travel, Stefano Benni , Roberto Vecchioni, Daniele Sepe, Andhira, Umberto Petrin, Oliviero Malaspina, Mau Mau, Bruno Genero Giuseppe Cederna – Harmonia Ensemble, Cesare Picco , Pepe Habichuela Birkin Tree , Liam O’Flynn & the Piper Call Band, Lunasa, Harmonia Ensemble – Daniele Sepe & Art Ensemble of Soccavo , ‘Stefano Valla, Daniele Scurati, Vincenzo Caglioti, Silvio Peron, Gabriele Ferrero Gilles Jobim, Maja Delak…